Perché deve essere così alto il prezzo da pagare per rimanere onesti? Michele se lo chiede mentre abbandona il pugno di case aggrappate alla montagna che è il suo paese natale e si allontana dagli affetti familiari e dagli amici. In un paese di migranti non è il solo a dover lasciare la propria terra, ma è uno dei pochi a non essere costretto a questo passo dalla povertà. Il distacco è doloroso, e incomprensibile per chi resta.
Anche Michele è pieno di dubbi: è proprio necessario comportarsi sempre da galantuomo e astenersi dall’arraffare a piene mani ciò che la vita ti mette davanti, come fa invece il suo amico Damiano? Damiano, figlio di un servo pastore, illegittimo e rifiutato, cresce nella bramosia per ciò che non ha mai avuto, è irrequieto e violento. I pascoli alti dell’Abruzzo sono il teatro in cui i due si incontrano. Non potrebbero essere più diversi: Michele, figlio di piccoli possidenti terrieri, ha assorbito insieme al latte materno un forte senso morale, per Damiano invece vale solo la legge del più forte, eppure riescono a comprendersi al di là delle differenze di indole e di estrazione sociale.
Poi le loro strade si allontanano e i due amici si separano. Mentre Damiano conquista la rispettabilità sociale che la nascita gli aveva negato, Michele perde tutto ciò che ha, ma dopo il dolore e il disorientamento ecco l’approdo: un piccolo paese di pianura che diventa un rifugio e un’occasione per ricominciare. La vicenda si svolge nella prima metà del ‘900, ma potrebbe appartenere a qualunque epoca in cui tra gli uomini abbia ancora senso la fatica di rimanere onesti e di mantenere la parola data.